Vangelo del Principe Vasak, Biblioteca del Patriarcato Armeno, Gerusalemme
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Opera | Vangelo del Principe Vasak |
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Datazione | 1270 |
Luogo di produzione | Sis, capitale armena di Cilicia |
Tecnica di esecuzione | Tempera, oro e inchiostro su pergamena |
Misure | 26 x 20 cm |
Iscrizioni | Sul fol 320r: Պարոն Վասակ է արքայեղբայրն Հայոց, ստացող սուրբ Աւետարանիս այս եւ աստուածապարգեւ զաւակք նորա՝ Կոստանդին եւ Հեթում, զորս ի պարս սիրելեացն իւր ընկալցի Քրիստոս Աստուած հայցմամբ սուրբ ծնողին իւրոյ։ Նաեւ զուղղող սորա զՅոհաննէս եպիսկոպոս՝ եղբայր սորա եւ զմերսն յիշեցէք ի Քրիստոս: [È signor Vasak, fratello del re degli Armeni – il committente di questo Vangelo e i suoi figli concessi da Dio, Kostandin e Hetum, possa Cristo Dio accoglierli con la preghiera della sua santa madre. Ricordate in Cristo anche il corettore di questo [Vangelo], il vescovo Yohannēs, fratello di questo [Vasak] e i nostri parenti]. |
Luogo di conservazione | Biblioteca del Patriarcato Armeno di San Giacomo (ms. J2568), Gerusalemme |
Descrizione | Il Vangelo J2568, datato all’anno 1270, fu commissionato dal principe armeno Vasak ed è attualmente conservato nella biblioteca del Patriarcato Armeno di Gerusalemme. Il colofone del manoscritto è andato perduto, ma la committenza regale è attestata dal ritratto di Vasak e dei suoi due figli, tutti raffigurati in ginocchio di fronte a Cristo seduto in trono, sul fol. 320r. A intercedere per i reali c’è la Vergine, che con un gesto della mano destra alza il suo mantello in segno di protezione verso i committenti mentre lo sguardo è rivolto a Cristo. L’atto di intercessione viene descritto attraverso l’iscrizione dipinta fuori dal margine della miniatura nella porzione inferiore del foglio (si veda sopra la voce “iscrizioni”). All’iconografia di questa raffigurazione si accosta un secondo ritratto di donatori sul foglio M. 1111 del codice New York, Pierpont Morgan Library, M740, dell’anno 1274. Questa volta a intercedere c’è il vescovo Giovanni, fratello del re Vasak, che presenta il donatore e i suoi figli inginocchiati di fronte alla Vergine in trono con il Bambino, la quale con gesto premuroso stende nuovamente il suo manto avvolgendo le tre figure. La miniatura del foglio presenta anch’essa un’iscrizione, parzialmente cancellata sulla fascia inferiore della cornice, che riporta alcune indicazioni sulla committenza: sono infatti citati i nomi del maresciallo Oshin e del figlio Hetum. Queste due rappresentazioni sono un esempio di come nel panorama della miniatura armena dei secc. XIII-XIV emerga un nuovo tipo di ritratto di donatori, che appaiono di solito sotto il manto della Vergine la quale li protegge attraverso un gesto simbolico che aumenta la loro santità come reali. Tale iconografia richiama modelli occidentali e in particolare il tema della Vergine della Misericordia, un soggetto del tutto sconosciuto a Bisanzio elaborato in Occidente nell’ambito del pensiero cistercense (metà del sec. XII) e dei nuovi ordini mendicanti nati in Italia. In Occidente l’esempio più antico è costituito dalla piccola tavola raffigurante la Madonna dei Francescani dipinta da Duccio di Boninsegna, datata al 1285 e conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. La tavola presenta infatti la Vergine con il Bambino nell’atto di avvolgere con il suo mantello blu scuro tre frati francescani in proskynesis. Sebbene essa sia posteriore alle miniature armene dei codici sopracitati si può presumere, come suggerisce per prima la Der Nersessian e poi Belting, che miniatori armeni avessero a disposizione un modello iconografico occidentale simile a quello della redazione duccesca. I rimandi alla produzione artistica dell’Italia centrale che si riscontrano anche in altre miniature ciliciane di questo periodo trovano giustificazione nella consolidata e rinnovata presenza dei francescani nel territorio della Grande Armenia e della Cilicia, dove l’ordine possedeva un convento a Sis, la capitale. In questo contesto la circolazione di manoscritti e libri liturgici al servizio della comunità francescana che provenivano da luoghi diversi – Francia, Italia o altre parti d'Europa – ha permesso la ricezione di modelli occidentali rielaborati secondo nuovi schemi. A livello stilistico il Vangelo del principe Vasak (J2568) presenta inoltre delle stringenti somiglianze con un’altra celebre opera di manifattura occidentale, il Trittico Marzolini della metà del sec. XIII. Tra i primi a cogliere “connessioni armene” tra i vangeli di committenza reale e il Trittico è stato Valentino Pace, il quale le individua nel modo asciutto di trattare le vesti, nella modellazione dei corpi e nella fisionomia allungata dei volti, giungendo a ipotizzare la circolazione di modelli nei monasteri armeni in Italia soprattutto attraverso i codici miniati prodotti in Cilicia. |
Bibliografia principale | - S. Der Nersessian, Western Iconographic Themes in Armenian Manuscripts, in «Études byzantines et armeniennes» 1 (1973), pp. 611-630; - S. Der Nersessian, Deux exemples Arméniens de la Vierge de la Miséricorde, in «Études byzantines et armeniennes» 1 (1973), pp. 585-596 - V. Pace, Armenian Cilicia, Cyprus, Italy and Sinai Icons. Problems of Models, Chico CA 1983, pp. 291-305, fig. 8; - S. Der Nersessian, Miniature painting in the Armenian kingdom of Cilicia from the twelfth to the fourteenth century, Washington DC 1993, pp. 93, 95-96, 98-101, 106-108, 110, 112-114, 123, 129-130, 132, 135, 158-59, fig. 647; - V. Pace, Thirteenth-Century Cilician Manuscript Illumination, Umbria and Bologna: Old and new evidence of the Armenian contribution to Italian painting, in N. Alemezian (ed.), Culture of Cilician Armenia. Int. conference (Antelias/Lebanon 18-20 january 2007), Antelias 2010, pp. 509-21. - H. C. Evans (ed.), Armenia. Art, Religion and Trade in the Middle Ages, New Haven 2018, sch. 64, p. 157. |
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Schede correlate | Trittico Marzolini Vangelo di Marshal Oshin |
Autore/Autrice scheda | RZ |