Icona con Crocifissione e Natività, Monastero del Sinai
Photo courtesy of the Michigan-Princeton-Alexandria Expeditions to Mount Sinai
Opera | Icona con Crocifissione e Natività |
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Datazione | tardo XIII-inizio XIV sec. |
Luogo di produzione | Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai |
Tecnica di esecuzione | Tempera su tavola lignea |
Luogo di conservazione | Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai, Egitto |
Descrizione | La tavola, datata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, mostra una particolare commistione di caratteri orientali e occidentali. La giustapposizione su due registri dei due soli temi della Crocifissione e della Natività non risulta avere precedenti nell’arte bizantina, ma trova confronti ad esempio con avori franco-gotici. Caratteri di origine occidentale sono poi il forte contrasto cromatico tra il blu profondo dello sfondo e il rosso scarlatto, il cielo su entrambi i registri cosparso di numerose stelle dorate e i grandi raggi appuntiti e rossastri dell’astro che si trova sopra la grotta della Natività. Ancora occidentali sono la presenza di un solo chiodo a reggere i piedi di Cristo e lo scudo araldico del centurione nella Crocifissione, ma è nella Natività che sono presenti gli aspetti più inusuali. Se l’impostazione della scena ricalca l’iconografia bizantina (con la Vergine sul giaciglio, il Bambino nella mangiatoia con gli animali, il Bagno di Cristo con le levatrici, i pastori e gli angeli sulla grotta), la rappresentazione dei Magi allarga la sfera delle interazioni che potrebbero aver dato origine a questa particolare opera. I Magi sono inginocchiati, e non in proskynesis (cioè prostrati) come nell’iconografia greca; solo due di loro sono inoltre rappresentati come re, tra l’altro con una bizzarra corona sul capo. Il terzo invece non porta né la corona sul capo né un dono tra le mani ed ha la pelle nera, elemento quest’ultimo che fa la sua comparsa nelle fonti letterarie e nella produzione artistica occidentali, nello specifico nell’arte del Duecento italiano. Il caso più antico è infatti la rappresentazione nell'Adorazione sul pulpito di Siena di Nicola Pisano, del 1265-68, di un attendente che ha le fattezze di un individuo di pelle nera. Per quanto riguarda invece i Magi inginocchiati i casi orientali cronologicamente più vicini al nostro si trovano nei manoscritti miniati della Cilicia Armena, ovvero nel Vangelo Armeno della regina Keran del 1272, nel secondo vangelo di Vasak del 1280-90 e nel Matenadaran 5786, dipinto dal pittore Sargis Pizdak nel 1136. Per questo motivo alcuni studiosi pensano ad un artista di ambito armeno per la produzione di questa tavola lignea. Gli inserti occidentali all’interno dell’arte della Cilicia Armena rispecchiano infatti l’apertura diplomatica del regno di Aitone I sia verso gli occidentali stanziati in Oriente che verso la chiesa romana. Fu lui ad esempio che accompagnò il francescano Guglielmo di Rubruck in missione diplomatica presso i Mongoli per conto di Luigi IX di Francia. |
Bibliografia principale | - D. Mouriki, Icons from the 12th to the 15th century, in K. A. Manafis (ed.), Sinai. Treasures of Saint Catherine, Athens 1990, 102-124; - H. C. Evans (ed.), Byzantium. Faith and Power (1261-1557), New York – New Haven – London 2004, sch. 226, p. 370. |
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Schede correlate | Vangelo Armeno della regina Keran, secondo vangelo di Vasak del 1280-90, Matenadaran 5786, dipinto dal pittore Sargis Pizdak Vangelo della Regina Keran, Biblioteca del Patriarcato Armeno, Gerusalemme |
Autore/Autrice scheda | CL |