Salterio di Melisenda
Photo courtesy of British Library
Opera | Salterio di Melisenda |
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Datazione | 1135 ca. |
Luogo di produzione | Scriptorium del Santo Sepolcro, Gerusalemme, Regno Latino di Gerusalemme |
Tecnica di esecuzione | tempera e dorature su pergamena |
Luogo di conservazione | British Library (Egerton Ms. 1139), Londra, Inghilterra |
Descrizione | Il codice, conservato attualmente nella British Library, è il più importante manoscritto miniato prodotto nel XII secolo dallo scriptorium del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La città santa a quel tempo era la capitale del regno latino e sede della corte e vari elementi fanno pensare che il codice non solo sia frutto di una importante committenza occidentale, ma che sia stato commissionato proprio dal re latino Folco di Angiò come dono per la moglie e regina Melisenda (regno 1131-1161). All’interno del calendario sono infatti presenti le commemorazioni della conquista di Gerusalemme da parte dei crociati (15 luglio 1099), della morte della regina Morfia (1° ottobre pre-1129) e del re Baldovino II (21 agosto 1131), rispettivamente madre e padre di Melisenda, mentre non è presente la morte del re Folco, avvenuta nel 1143, data che si pone quindi come termine ante-quem per la produzione del manoscritto. Le preghiere sono inoltre riservate ad una donna laica, il che fa escludere come destinataria del dono la sorella minore di Melisenda, Ivette, suora in un convento. La sfarzosa e composita decorazione pittorica all’interno del libro, prodotta da almeno sei pittori che affiancavano uno scriba francese, mostra una forte commistione di elementi occidentali e bizantini e testimonia la multiculturalità che caratterizzava gli interessi della regina Melisenda, figlia di un re latino e di una nobildonna armena. Ventiquattro miniature a piena pagina con gli episodi della Vita di Cristo precedono il Libro dei Salmi, secondo una tradizione occidentale introdotta poco tempo prima in Inghilterra. Le miniature con queste scene sono ispirate da modelli bizantini con le Dodici Feste più importanti dell’anno liturgico e furono eseguite da Basilio, un pittore crociato formato probabilmente in una bottega orientale. All’interno del calendario si inseriscono poi medaglioni con i segni zodiacali, eseguiti da un pittore crociato di stampo romanico-francese, mentre nel testo del salterio grandi iniziali istoriate di tipo anglosassone ma decorate anche con motivi islamizzanti contrassegnano gli incipit e sono attribuite ad un pittore italo-bizantino, forse di origini siciliane; infine immagini di santi di stile romanico-bizantino sono presenti tra le varie preghiere. L’interazione tra componenti orientali e latine si manifesta quindi sia sul piano stilistico che su quello iconografico. Ad esempio la miniatura con l’Anastasis, ovvero la discesa agli inferi di Cristo che scoperchia i sepolcri di personaggi biblici, si rifà a canonici modelli medio-bizantini ma presenta delle aggiunte occidentali, come la presenza dei due angeli a mezzobusto che reggono insegne con la tripla S latina, abbreviazione per sanctus, sanctus, sanctus. Questo dettaglio rispecchiava probabilmente la decorazione a mosaico della basilica del Santo Sepolcro, ancora visibile nel 1135, inserendo perciò nell’immagine riferimenti diretti al locus sanctus della Resurrezione di Cristo. O ancora nella scena delle Pie donna al Sepolcro, impostata di nuovo secondo modelli bizantini, sono però presenti le tre donne riportate dal Vangelo di Marco, maggiorente seguito dagli occidentali, e non due come in quello di Matteo, tradizionalmente seguito dagli orientali. |
Bibliografia principale | Buchtal 1957; Kühnel 1994; Glory of Byz., sch. 259, pp. 392-394; Folda 2008. |
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Autore/Autrice scheda | CL |