Sant’Elia su colonna della Basilica della Natività
Foto per gentile concessione di Michele Bacci
Opera | Sant’Elia su colonna della Basilica della Natività |
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Datazione | 1130-40 ca. |
Luogo di produzione | Basilica della Natività, Betlemme, Regno latino di Gerusalemme |
Tecnica di esecuzione | Pittura murale |
Luogo di conservazione | Basilica della Natività, Betlemme |
Descrizione | Tra il 1130 e il 1169, o forse anche fino alla riconquista musulmana del 1187, diverse pitture votive furono dipinte sulle colonne della chiesa, a mo’ di ex voto da parte di devoti. Santi intercessori per le richieste dei pellegrini, santi protettori di specifiche categorie sociali o professionali, insieme alla raffigurazione di donatori e pellegrini, queste immagini esprimono un distintivo approccio devozionale da parte degli occidentali. I modelli attraverso cui i santi venivano rappresentati appartengono alla tradizione bizantina, mentre non c’è accordo sulla provenienza degli artisti, che potevano essere greci, latini o arabici, e sulla datazione delle singole pitture, nella maggior parte dei casi attribuibili solo sulla base di criteri stilistici. Tra i santi rappresentati furono scelti anche ascetici connessi al territorio e ai monasteri nei dintorni di Betlemme. Tra questi figurano San Saba, Sant’Eutimio, San Teodosio il cenobiarca e il profeta Elia. Quest’ultimo santo, a cui è associata sia un’iscrizione in latino che una in greco, è rappresentato seduto sullo sfondo di un paesaggio montuoso mentre veniva nutrito dai corvi, secondo quanto riporta il racconto biblico che lo riguarda (1Re 17.1-6). Sant’Elia era considerato il precursore dell’ascetismo cristiano e a lui fu dedicato il Monastero di Mar Elias sulla via verso Gerusalemme, ricostruito nel XII secolo da Manuele I Comneno. Il culto di questo profeta era connesso anche al Monte Sinai (1Re 19.8-11) e al Monte Carmelo (1Re 18.17-40), motivo per il quale era considerato anche patrono dei carmelitani. La rappresentazione di Sant’Elia e degli altri santi connessi al territorio palestinese testimonia l’acquisizione di tradizioni di culto locali da parte dei latini che avevano la giurisdizione della basilica della Natività all’epoca della dominazione crociata; esprime inoltre la loro volontà di creare un terreno comune per la convivenza con le popolazioni autoctone. |
Bibliografia principale | Andaloro 2007; Folda 2015, pp. 7-8; Bacci 2017 pp. 135-136 |
Voce Menù | Cantieri pittorici e musivi Luoghi santi e pellegrinaggi |
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Autore/Autrice scheda | CL |