Sant’Olaf e donatrice su colonna della Basilica della Natività
Foto per gentile concessione di Michele Bacci
Opera | Sant’Olaf e donatrice su colonna della Basilica della Natività |
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Datazione | 1130-1160 ca. |
Luogo di produzione | Basilica della Natività, Betlemme, Regno latino di Gerusalemme |
Tecnica di esecuzione | Pittura murale |
Iscrizioni | Scs; Olauus Rex Norwagie |
Luogo di conservazione | Basilica della Natività, Betlemme |
Descrizione | Tra il 1130 e il 1169, o forse anche fino alla riconquista musulmana del 1187, diverse pitture votive furono dipinte sulle colonne della chiesa, a mo’ di ex voto da parte di devoti. Santi intercessori per le richieste dei pellegrini, santi protettori di specifiche categorie sociali o professionali ma anche santi ascetici connessi al territorio e ai monasteri nei dintorni di Betlemme, insieme alla raffigurazione di donatori e pellegrini, queste immagini esprimono un distintivo approccio devozionale da parte degli occidentali, ma anche l’acquisizione di tradizioni di culto locali. I modelli attraverso cui i santi venivano rappresentati appartengono alla tradizione bizantina, mentre non c’è accordo sulla provenienza degli artisti, che potevano essere greci, latini o arabici, e sulla datazione delle singole pitture, nella maggior parte dei casi attribuibili solo sulla base di criteri stilistici. Mentre alcuni dei santi rappresentati sulle colonne erano universamente venerati nel mondo cristiano, alcuni sono invece ascrivibili esclusivamente all’ambito occidentale e precisamente ad alcune tradizioni regionali. Si tratta ad esempio della raffigurazione di San Leonardo di Noblat, dal Limosino, di San Cataldo, vescovo di Taranto nel sud Italia, di Santa Fusca da Torcello, di San Canuto (Knute) re dei Danesi e di Sant’Olaf re dei norvegesi, tutti casi che fanno quindi pensare ad una committenza occidentale. In particolare questi ultimi due furono probabilmente richiesti da donatori scandinavi negli anni ’50 del XII secolo, periodo in cui il fenomeno del pellegrinaggio da questo territorio alla Terra Santa andava fortemente incrementandosi. Olaf II di Haraldsson (995-1030) fu battezzato a Rouen nel 1014 e deve la sua fama di santo alla forte impronta cristiana che dette al suo regno, di cui contribuì a completare la cristianizzazione. Provò più di una volta a recarsi in Palestina e, nonostante non vi riuscì, fu ricordato come Jorsalafarir, «pellegrino di Gerusalemme». Dopo la morte nel 1130 il suo culto divenne molto popolare, tanto da indurre un suo corregionale a commissionare il suo ritratto su una delle colonne della chiesa, forse anche per contribuire a diffonderne la fama. Il santo, in piedi a figura intera, è raffigurato come un sovrano, unendo tratti dell’iconografia imperiale bizantina con attributi occidentali, quali la particolare corona, lo scudo “a goccia”, l’abito dotato di pelliccia. In basso, di più piccole dimensioni, è rappresentato il donatore, o meglio la donatrice: una donna inginocchiata e di tre quarti, con abiti simili a quelli del re. A volere il dipinto fu quindi forse un’aristocratica scandinava, magari di stirpe reale, giunta in pellegrinaggio fino a Betlemme. |
Bibliografia principale | Andaloro 2007; Folda 2015, pp. 2-6; Bacci 2017, p. 130 |
Voce Menù | Cantieri pittorici e musivi Committenze Luoghi santi e pellegrinaggi |
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Autore/Autrice scheda | CL |